Anello in oro giallo e argento con brillante e pietre

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Anello in oro giallo ed argento con brillante taglio antico e pietre rosse, azzurre e rosse.
La lavorazione e il disegno particolarmente opulento denunciano una proveninenza non italiana.
Si tratta infatti di un anello realizzato in Armenia alla fine del sec.XIX.
Nel 1915 il popolo armeno fu vittima di un vero genocidio deciso dal governo nazionalista dei Giovani Turchi. I morti furono probabilmente un milione e mezzo, circa tre quarti della popolazione armena sotto il potere ottomano. Costretti a marce della morte attraverso zone desertiche, senza acqua e cibo e sottoposti ad ogni genere di violenze e torture. Particolare inquietante, ad osservare queste operazioni troviamo ufficiali tedeschi, alleati degli ottomani. Per questo secondo molti storici il genocidio degli armeni può essere considerata una specie di prova generale dell’olocausto degli ebrei.
Gli armeni erano una minoranza operosa, mercanti ed artigiani. Amavano i gioielli, ma ben poco della loro produzione orafa è sopravvissuto, quasi tutto è stato rubato e distrutto, o magari è stato utilizzato per corrompere, per salvarsi la vita.
Questo anello, come già altri gioielli che avevo acquisito circa un anno fa, è stato portata in Europa da una famiglia che, almeno in parte è riuscita a sopravvivere al genocidio.
In questo caso, mi ha particolarmente colpito l’incisione, all’interno dell’anello, del numero 13.
Mi chiedo se quel numero portafortuna fosse già inciso quando la famiglia è stata costretta alla fuga, e se questi sopravvissuti (i salvati, direbbe Primo Levi, rispetto ai sommersi) si siano poi ritenuti davvero graziati dalla Fortuna.
O magari quel numero, con le cifre arabe in uso in Occidente e non con quelle ottomane in uso allora in Turchia, potrebbero averlo fatto incidere una volta arrivati in Europa, per ringraziare per la Fortuna e per chiederne ancora la protezione.
I gioielli antichi a volte ci parlano, anzi, ci interrogano sulla vita di chi li ha indossati, e sulla nostra vita.
Purtroppo la risposta a queste domande, che sono le stesse da migli